quinta passeggiata. prima parte

Adolphe Joseph Thomas Monticelli
TRIPOLI BEL SUOL D'AMORE
Collegata alla Svizzera dalla ferrovia delle Centovalli, la Val Vigezzo è più vicina all'Europa di quanto non lo sia la brumosa pianura del capoluogo.
Non sorprende, dunque, di trovare proprio qui, tra i dipinti di Ciolina, di Fornara e dei Cavalli, l'unico pittore straniero della collezione Giannoni.
Adolphe Joseph Thomas Monticelli  è un pittore marsigliese piuttosto sedentario, ma sedotto dalle visioni esotiche suggerite da Delacroix.
Nella sua produzione non mancano, quindi le rappresentazioni di un Oriente che non ha mai visto, e che si è fatto raccontare al caffè da amici più avventurosi.
La stessa opera che stiamo guardando evoca l'atmosfera misteriosa e affascinante dell'harem,  in una figurazione che è già diventata uno stereotipo.
Francesco Paolo Michetti
Dalla seconda metà dell'800, l'odalisca diventa un tema ossessivo della pittura, e bisogna supporre che dietro il fenomeno ci sia stata una prepotente domanda del mercato.
Lo stesso Francesco Paolo Michetti, che abbiamo visto nella sala precedente nella sua abituale veste di quieto ritrattista di mendicanti e pastorelle non sfugge alla regola e si concede anch'egli a questo soggetto.
L'odalisca si prestava in effetti a quell'esibizione di seni e natiche gradita alla committenza borghese, i cui gusti signorilmente licenziosi sono un sintomo di incipiente modernità.
Ma questo spiega solo parzialmente il successo di mercato di questo soggetto, giacché da tempo i pittori dispongono, nel vasto catalogo delle scene mitologiche, di un'ampia possibilità di giustificazione del nudo.
La ragione deve essere quindi cercata da un'altra parte, e più precisamente nel mutato rapporto con il Levante che si è andato delineando già nel corso del xiii secolo.
In meno di cento anni – soprattutto per l'emergenza della Russia come nuova potenza – l'impero ottomano, che ancora nel 1683 poneva sotto assedio Vienna, si è trasformato in un gigante malato e ormai in agonia.L'Europa ne guarda i domini con malcelata ingordigia, e le sue compagnie commerciali vi aprono avamposti destinati a diventare veri e propri presidi militari.
Le costose imprese coloniali che si preparano, debbono avere obbiettivi appetibili per l'opinione pubblica, comincia, perciò, l'invenzione dell'Oriente.
In un'epoca ancora refrattaria alle lusinghe petrolifere, l'erotismo è un argomento plausibile per rendere più fascinosi gli aridi territori d'oltremare.
La tradizione è antica, 
Mostra il bel petto le sue nevi ignude,
onde il foco d'Amor si nutre e desta.
Parte appar de le mamme acerbe e crude,
parte altrui ne ricopre invida vesta:
basta sostituire la luciferina malizia d'Armida con l'innocenza del buon selvaggio o con la remissività che si suppone connaturata alla cultura locale.
La prima documen tazione fotografica d'ambientazione coloniale, 
spesso  autentica pornografia spacciata per etnografia, segue abbastanza fedelmente lo schema del ti-vedo-e-non-ti-vedo suggerito da Torquato Tasso.
Per queste fotografie, a riprova della natura di invenzione di ciò che è smerciato come informazione, si utilizzano quasi esclusivamente prostitute che interpretano il senso del pudore indigeno, così come se lo immagina il fotografo occidentale.
 Nell'immaginario collettivo l'associazione tra esotico ed erotico comincia comunque molto prima, nel 1704 Antoine Galland comincia la sua traduzione delle Mille e una notte, sulla cui falsariga verranno condotte tutte le altre versioni europee. Nel 1721 Montesquieu pubblica  Les lettres persanes, nel 1742 è la volta di Crébillon figlio, con Le Sopha, cui fa seguito, di lì a poco, lo Zadig di Voltaire. Nel 1748 esce anonimo il romanzo di Diderot Les bijoux indiscrets.
In tutti questi testi un oriente assolutamente fiabesco è  pretesto e metafora per parlare, in realtà, di costumi e  difetti occidentali, ma ci sono pur sempre le favorite, gli eunuchi e il serraglio, a colpire la fantasia dei lettori.
Nel 1851 Gérard de Nerval pubblica Voyage en Orient, prototipo di una letteratura erotica di viaggio, con pretese di realismo. Il fascino dell'Oriente è ormai un dato di fatto.

Emile Barnard, Harem
 A solleticare le fantasie dell'occidentale curioso, concorre senz'altro l'incerto statuto razziale nordafricano, dove al berbero e all'arabo si sono frammischiate etnie di provenienza subsahariana, con conseguente  solleticante ibridizzazione.
Può invece stupire, anche in relazione a certe reattive prese di posizione degli intellettuali e dell'opinione pubblica di oggi, come venga rapidamente rimossa l'idea di male assoluto, applicata all'Islam, immagine che pure si era ampiamente diffusa nei momenti in cui la minaccia ottomana si era fatta più pressante, e che aveva raggiunto l'acme in occasione del raccapricciante martirio a Famagosta di Marcantonio Bragadin.
Vi è però da dire che, anche in piena Controriforma, gli intellettuali  sanno dare prova di un invidiabile equilibrio di impronta compiutamente umanistica.
Dživo Gundulić, il maggior letterato dalmata d'epoca barocca, compone, attorno al 1620 , il poema Osman che celebra l'epica lotta dei popoli slavi contro i turchi. In quest'opera, che per molti versi rispetta il canovaccio manicheo della lotta tra bene e male, si può leggere però anche la commovente storia di Daniza, una fanciulla, rapita all'anziano padre per rifornire l'harem del sultano, ma che è da costui restituita all'affetto paterno.
È il tema, destinato all'inflazione, del turco generoso, che ritroveremo anche nel Ratto dal serraglio di Mozart.

Pure Miguel Cervantes, che ha combattuto a Lepanto, perdendoci l'uso di una mano, e che successivamente, catturato dai pirati barbareschi, ha passato cinque anni in catene ad Algeri,si mostra longanime.
il barone di Munchausen pubblicitario

Duramente provato dall'esperienza della prigionia – il cui tema  ritorna spesso, con accenti drammatici, sia nel Quijote, che nelle novelle – lo scrittore si abbandona spesso alle tradizionali invettive contro turchi e musulmani, a cui riserva gli epiteti di ladri, traditori, violenti e bugiardi, ma in altri luoghi non ha reticenze nell'affermare che tra gli uomini, anche di popoli diversi, esiste una fraternità di cuore.
Inutile ricordare che, nella finzione letteraria, Cervantes attribuisce la storia di don Chisciotte proprio a uno storico arabo, Cide Hamete Benengeli.
 In epoca relativamente più recente (1785), persino il barone di Munchausen, sebbene costretto a evadere da Vienna assediata a cavallo di una palla di cannone, mostra, in altri episodi delle sue avventure, una grande familiarità con il Sultano.
Non più, dunque, agenti di Satana, gli uomini e le donne d'oriente sono adesso offerti come manodopera a buon prezzo per i campi e i letti dei coloni europei.
Nel 1830 i Francesi conquistano l'Algeria e nel 1881 impongono il protettorato ai tunisini.
Agli inizi del '900 Francia e Spagna si spartiscono il Marocco, mentre la Gran Bretagna occupa l'Egitto.
Umiliata, nelle sue pretese su Tunisi, dal Trattato del Bardo, l'Italia dovrà accontentarsi della Libia, unica e poco appetibile  piazza rimasta libera in Nordafrica.
Ma più a sud, come vedremo proseguendo la passeggiata, ci sono altre terre di conquista.